
Ci ha lasciato Massimo Casolaro, fondatore negli anni ’70 della rivista Far da sé, il primo a intuire le potenzialità di sviluppo del bricolage in Italia.
E’ mancato nei giorni scorsi, all’età di 91 anni, Massimo Casolaro (omonimo, maestro e zio di chi scrive). Giornalista, editore, intellettuale, uomo vulcanico e visionario, è stato il primo a intuire le potenzialità di sviluppo di un settore fino ad allora sconosciuto ai più, quello del fai da te. Negli anni ’70, giornalista di successo, dopo aver lavorato al fianco di figure come Valentino Bompiani e Gianni Mazzocchi, decide di diventare editore fondando una rivista di bricolage, concetto nuovo in Italia, tanto che non esisteva una parola che lo descrivesse: a lui si deve il neologismo ‘far da sé’, corrispondente italiano del bricolage francese, del do-it-yourself anglosassone e del selbst tedesco.
In uno dei suoi primi editoriali, Massimo spiega cosa intende con questo termine: “Il far da sé è semplicemente un principio, una regola, ma non un principio astratto: fare per il piacere di creare, piuttosto che semplicemente acquistare o dipendere dagli altri. Il far da sé significa attrezzarsi per essere sempre più autosufficienti, riscoprire le nostre abilità di progettisti e di realizzatori. Valorizzare il nostro impegno. Essere liberi, indipendenti, creare cose a misura d’uomo, a nostra misura, a nostro piacere, a nostro gusto e preferenza. Non dipendere dalla moda o dai gusti degli altri, che sono quasi sempre gusti interessati di chi desidera sfruttare i nostri entusiasmi. Ma bisogna crederci. E noi nel far da sé ci crediamo, al punto di farne la nostra bandiera, la nostra testata”. Parole scritte quasi mezzo secolo fa e più che mai attuali.
Negli anni la rivista è cresciuta in maniera esponenziale, arrivando a numeri di diffusione da rotocalco, con decine di migliaia di abbonati e creando un vero e proprio movimento di pensiero, supportato da un pubblico di fedelissimi, capaci delle imprese più ardite e talvolta rocambolesche. Alla redazione ogni mese scrivevano centinaia di hobbisti che davano conto delle loro realizzazioni: costruzioni, riparazioni, progetti, recuperi e trasformazioni, piccole e grandi, di qualsiasi oggetto e materiale, in un’esplosione di creatività manuale che fino ad allora nessuno aveva fatto emergere; fu la scoperta di un tesoro nascosto che oggi rappresenta un’eredità preziosa per tutti noi che lavoriamo nel mondo del bricolage.
Da giovane apprendista di redazione, ho lavorato al fianco di Massimo per quasi un decennio, un’esperienza che ancora oggi mi guida nell’attività editoriale e giornalistica nel bricolage, settore che lui mi ha insegnato ad amare e che da allora non ho più abbandonato (erano i primi anni Novanta). Anche la testata Bricomagazine in qualche modo contiene i suoi cromosomi, essendo nata da una costola della rivista Ferrutensil, di cui è stato co-fondatore.