
Certificazione DPI, regolamento UE da rivedere
Lettera aperta di un noto produttore sulla durata della certificazione dei DPI, una norma che penalizza aziende, rivenditori e consumatori.
Giuseppe Cortellino (nella foto), Amministratore Unico Cofra Srl, uno dei maggiori produttori nazionali nel settore dei dispositivi di protezione individuale, ha condiviso con Bricomazine una lettera inviata (per la terza volta) alle istituzioni comunitarie per stigmatizzare una norma contenuta nel Regolamento (UE) 2016/425 del settore DPI, che limita a 5 anni la durata della certificazione dei prodotti del settore, una durata troppo breve che genera anomalie nella gestione degli assortimenti con aggravi di costi e difficoltà operative per tutta la filiera e in definitiva per gli utilizzatori finali.
Egregi signori,
Vi scrivo in qualità di Amministratore Unico di Cofra s.r.l., azienda che produce e commercializza Dispositivi di Protezione Individuale. Come ho già fatto nel 2018 e nuovamente a giugno 2022, vorrei soffermarmi sulle difficoltà che la mia azienda, e penso tutte le aziende, sono costrette ad affrontare dopo la decisione di stabilire la durata dei certificati di esame UE in cinque anni, così come riportato nell’Allegato V, paragrafo 6.1 del Regolamento (UE) 2016/425 del settore DPI (Dispositivi di Protezione Individuale).
La vita utile dei Dispositivi di Protezione Individuale non supera i 10 anni, tra ingresso sul mercato, picco di vendite ed uscita dal mercato. Il decorso naturale del prodotto è dovuto, tra gli altri, anche a fattori quali l’innovazione tecnica e lo stile dei prodotti che ormai, seppur di sicurezza, seguono, anch’essi, i trend dei tempi moderni. Sottolineo che la nostra esperienza pluridecennale ci permette di affermare che la vita media di un prodotto DPI è di 7/8 anni al massimo; per questo motivo, la durata ideale dei certificati di esame UE del tipo sarebbe di 10 anni.
In assenza di modifiche normative o di prodotto, ricertificare dopo 5 anni, in piena fase calante della vita del prodotto, è uno spreco di risorse che non può che ricadere sui costi (di aziende ed) utilizzatori finali. Attualmente sono in corso centinaia di ricertificazioni che stanno mettendo in difficoltà i laboratori in primis, che non riescono ad emettere in maniera celere i certificati in quanto sommersi di modelli da ricertificare, e la mia azienda in secundis, con costi spropositati e clienti pressanti che richiedono continuamente aggiornamenti in tal senso. Ma ricertificare i prodotti in prossimità della scadenza ed avere subito tutti i certificati è impossibile! I laboratori autorizzati non ce la fanno!
Ricertificare tutti questi prodotti ha generato solo caos in ambiti quali:
1. Produzione: si è costretti a fermare produzione e vendite degli articoli in scadenza, in attesa di ricertificazione
2. Clienti: non riescono ad avere tutti i certificati nei tempi desiderati
3. Organizzazione interna
4. Spreco di denaro inutile, nuovi campioni che comportano l’interruzione della produzione, costi di ricertificazione, ecc.
Tutto ciò a che pro? Chi ha tratto vantaggio da questa modifica? Chi ha deciso di applicare questo nuovo regolamento? Pertanto, invito tutti nuovamente a rivedere il Regolamento (UE) 2016/425, nei suddetti punti, variando la durata degli attestati di esame UE del tipo da 5 a 10 anni, fermo restando l’obbligo di ricertificazione in caso di modifica dei prodotti e/o normative.
Sono certo che la mia richiesta verrà esaminata attentamente, sia per ridurre i costi per i consumatori, sia per alleggerire la burocrazia a carico delle imprese. La percezione di noi addetti ai lavori è quella che, ad oggi, si assiste ad un dispendio significativo di forze, a vantaggio esclusivo dei laboratori di certificazione!
Poiché già alcuni anni fa ho già scritto una lettera con le stesse osservazioni a tutti gli organismi ed enti destinatari della presente lettera, mi auguro che qualcuno fra voi si degnerà di rispondere, pur impegnati nei vostri numerosi adempimenti; e soprattutto dedicherà un seppur breve istante a riflettere sul perché di questo inutile aggravio dei costi. A chi giova?
A pagare saranno solo i CITTADINI CONSUMATORI LAVORATORI.
Nell’attesa di un vostro cortese riscontro, con osservanza.
Giuseppe Cortellino
Amministratore Unico Cofra Srl