
Dopo il boom del 2022 (+19,6%), nel 2023 la filiera edile avrà una crescita molto più contenuta, ma il trend rimane comunque positivo.
Il settore delle costruzioni sta mostrando una notevole vitalità, con una crescita costante nonostante l’aumento dell’inflazione e un impatto positivo sul PIL nazionale. Questa è l’immagine che emerge dal Rapporto Federcostruzioni, presentato oggi durante l’evento inaugurale di SAIE – la fiera delle costruzioni, che si terrà fino al 21 ottobre presso la Fiera del Levante di Bari.
I dati del 2022, in confronto a quelli già molto positivi del 2021, parlano di una filiera edile che ha raggiunto un valore totale di produzione di circa 600 miliardi di euro, con un aumento di ben +100 miliardi (+19,6%) rispetto all’anno precedente, principalmente grazie all’importante impulso fornito dai bonus fiscali e dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Dei finanziamenti previsti dal PNRR, ben 108 miliardi sono destinati al settore delle costruzioni e, inoltre, il 78% della spesa già effettuata riguarda investimenti in costruzioni.
Anche l’occupazione ha beneficiato di questa crescita: alla fine del 2022, il numero di lavoratori nel settore superava i 3 milioni, con un incremento di 250.000 unità (+9%) rispetto al 2021. Questo ha avuto un impatto significativo sull’economia nazionale, poiché secondo il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), più della metà della crescita del PIL italiano negli ultimi due anni è attribuibile all’edilizia e alla sua catena di produzione.
Tuttavia, quali sono le prospettive per la fine del 2023 e il futuro prossimo? Secondo Federcostruzioni, il bilancio a fine anno rimarrà positivo, con una prevista crescita del +4% per il settore, ma ci sono alcune incertezze sul futuro della filiera dovute all’aumento dell’inflazione, dei costi dell’energia, all’instabilità geopolitica e alla riduzione del Superbonus, rendendo difficile prevedere con certezza l’andamento nel corso del prossimo anno.
La riqualificazione abitativa è diventata particolarmente rilevante per il settore. La direttiva europea Casa Green stabilisce che gli edifici residenziali dovranno migliorare almeno fino alla classe energetica E entro il 2030, e alla classe D entro il 2033, con l’obiettivo di raggiungere emissioni zero entro il 2050. In questo contesto, il Superbonus e altri incentivi hanno sostenuto la spesa delle famiglie, come confermato dal Centro Studi ANCE, che ha stimato circa 430.000 interventi di efficientamento energetico entro il 30 settembre 2023. Tuttavia, ora è necessaria una soluzione per affrontare i crediti in sospeso, che ammontano a quasi 95.000 interventi a rischio.