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Materie prime: di quanto sono calati i prezzi nel 2023

Materie prime: di quanto sono calati i prezzi nel 2023

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Una rilevazione di Ance sui prezzi dei materiali da costruzione (materie plastiche, ferro, rame, legname e bitume) evidenzia cali anche a doppia cifra nel 2023.

 

Nel corso del 2023 i prezzi di numerosi materiali da costruzione sono calati anche a doppia cifra rispetto ai massimi toccati nel 2022 a seguito della ripresa post pandemica e accentuatisi in seguito allo scoppio del conflitto Russo-Ucraino. Nel suo “Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni 2024” Ance, l’associazione nazionale dei costruttori edili, ha effettuato una rilevazione delle variazioni medie di prezzo delle principali commodities impiegate nel settore edile

 

In particolare, nel corso del 2023, le materie prime che hanno manifestato le più ampie contrazioni su base annua nei prezzi sono il gas naturale (-68,5%) e l’energia elettrica (-58,9%). La ripida discesa del gas naturale è stata favorita dalla riduzione dei consumi e da un autunno particolarmente mite, che ha permesso di riempire anticipatamente gli stoccaggi in vista della stagione invernale ed evitare movimenti al rialzo dei prezzi. Un’analoga dinamica si riscontra per l’energia elettrica, grazie al maggiore impiego di fonti alternative al gas proveniente dalla Russia, tra cui il gas naturale liquefatto importato, in particolare, dagli Stati Uniti.

 

Il calo del prezzo dell’energia, a sua volta, ha influenzato il costo delle materie plastiche, con delle variazioni negative che oscillano tra il -20,2% del polistirene e il -39,9% del PVC in confronto alla media dell’anno precedente. Anche per il petrolio e il gasolio si osservano cali rispettivamente del -19,6% e del -24,5% rispetto al 2022. Con riferimento ai prezzi di alcune commodity non energetiche impiegate nel settore delle costruzioni, risulta evidente l’andamento negativo del ferro tondo per cemento armato, che manifesta nella media del 2023 una contrazione tendenziale del -26,3%. Tale dinamica, come emerge dal rapporto della Banca Mondiale sui mercati delle commodity di ottobre scorso, è influenzata dalla debolezza dell’attività industriale nei paesi europei, penalizzata dagli elevati tassi di interesse che hanno complicato l’accesso al mercato del credito per finalità di investimento.

 

Di contro, il bitume e il rame hanno sperimentato flessioni più contenute (rispettivamente -4,7% e -6,0% rispetto alla media dei prezzi nel 2022), per effetto della forte domanda proveniente dai due “giganti” asiatici: l’India e la Cina che stanno attuando importanti investimenti in infrastrutture stradali e ferroviarie. Inoltre, la Cina ha accelerato la produzione di beni “ad alta tecnologia” come veicoli elettrici e pannelli solari, per i quali il rame risulta fondamentale a livello di componentistica.

 

Se il 2023 si può definire come l’anno che vede allentarsi l’emergenza del caro materiali, desta preoccupazione l’intensificazione delle tensioni in Medio Oriente e nel Mar Rosso, aree strategiche per il commercio marittimo globale e per la produzione e lo stoccaggio di idrocarburi. L’eventuale interruzione del transito delle navi commerciali, attraverso il Canale di Suez, avrebbe sicuramente effetti negativi sui costi di trasporto con il conseguente aumento dei prezzi delle materie prime, oltre che tempi più lunghi per l’approvvigionamento di esse.