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Mobili: il commercio globale cresce del +2%

Mobili: il commercio globale cresce del +2%

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Il valore stimato, per il settore, è di 174 miliardi di dollari. Bene l’Asia, mentre l’Europa è fra le regioni meno performanti.

 

Il commercio mondiale di mobili, nel 2024, ha registrato una crescita del 2%, raggiungendo un valore stimato di 174 miliardi di dollari. Mentre, dal lato della produzione, il settore ha raggiunto un valore complessivo di 471 miliardi di dollari, invariato rispetto all’anno precedente ma inferiore ai livelli del 2022.

 

Sono queste, alcune delle principali evidenze dello studio “World Furniture Outlook 2025” di CSIL, centro italiano di ricerca indipendente, con una business unit dedicata all’analisi dell’industria del mobile e dell’arredamento.

 

Il 2024 è stato un anno certamente complesso per il comparto dell’arredo, caratterizzato da incertezze economiche, tensioni geopolitiche e dinamiche commerciali in evoluzione. All’interno di questo contesto, l’Europa si conferma una delle regioni più colpite dal rallentamento economico. Paesi come Germania e Francia hanno registrato un calo nei consumi di mobili, complice un’incertezza economica persistente, che ha frenato la fiducia dei consumatori e la spesa.

 

Al contrario, l’Asia ha mostrato segnali di resilienza. In particolare, le esportazioni cinesi di mobili, dopo un biennio di flessione (2022-2023), hanno evidenziato una lieve ripresa nel 2024. La regione Asia-Pacifico si conferma anzi il principale hub produttivo, con la Cina in testa come primo produttore ed esportatore mondiale.

 

Stati Uniti, Germania, Regno Unito, Francia e Canada si confermano i principali importatori di mobili, rappresentando complessivamente quasi la metà delle importazioni globali. Mentre l’import di mobili negli Stati Uniti ha registrato un lieve aumento nel 2024, la domanda nei mercati europei è rimasta debole.

 

Guardando al 2025, il “World Furniture Outlook” prevede un incremento del consumo globale di mobili dell’1,4% in termini reali. Tuttavia, l’incertezza rimane elevata, con molte variabili ancora da monitorare, tra cui l’evoluzione delle politiche commerciali, la stabilità economica globale e le tensioni geopolitiche.