
Real estate commerciale: volumi d’investimento in calo
Il 2023 in Italia chiude con una decrescita degli investimenti nell’immobiliare retail. Bene le high street e le strade del lusso.
“Nella terra di mezzo – negozi e centri commerciali: la rotta di operatori, prodotti, mercato e società verso l’autenticità”: questo il titolo del Rapporto 2024 sul mercato immobiliare commerciale organizzato da Scenari Immobiliari in collaborazione con Svicom.
In primo luogo, nel corso del 2023 gli investitori hanno continuato a puntare sul mercato immobiliare commerciale europeo, anche se in misura minore rispetto al 2022, portando i volumi totali d’investimento a 27 miliardi di euro.
Relativamente all’Italia, il livello di investimenti è sceso dai 980 milioni di euro del 2022 agli 800 milioni del 2023. Si stima che il livello di appetibilità del settore retail continuerà nel suo percorso di crescita post-pandemico grazie alle opportunità derivanti da interventi di ristrutturazione e ammodernamento di spazi commerciali situati in ambiti urbani centrali e di ibridazione e integrazione tra attività economiche, offerta per il tempo libero e servizi per la cura, la salute e il benessere della persona.
Resta costante l’attenzione verso il segmento delle high street e delle strade del lusso, con un focus particolare sulle città di Milano e Roma, che dopo la pandemia hanno riacquisito forza e visibilità, anche grazie al ritorno dei flussi turistici internazionali. Il settore della vendita al dettaglio ha dato prova di un buon grado di resistenza e adattabilità, tanto che l’interesse dei rivenditori si sta ampliando fino a comprendere anche città considerate secondarie ma caratterizzate da intensi flussi turistici non eccessivamente stagionalizzati, come è il caso di Bologna e Verona.
L’analisi delle principali vie dello shopping presenti nelle città italiane, esaminate da Scenari Immobiliari, racconta una situazione pressoché stabile a livello complessivo, in termini di quantità di locali commerciali e numero medio di vetrine per negozio. Il confronto con il biennio precedente ha permesso di osservare un consolidamento delle presenze dei marchi, dell’occupazione degli spazi e una sostituzione di parte dell’abbigliamento e servizi con luoghi per la ristorazione.