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Riconoscimento facciale e privacy: il caso dell’australiana Bunnings

Riconoscimento facciale e privacy: il caso dell’australiana Bunnings

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Il retailer, leader in Australia nel Diy, è stato condannato per l’utilizzo del riconoscimento facciale dei clienti all’interno dei suoi negozi.

 

Il garante australiano per la privacy dei dati ha annunciato che Bunnings, la principale catena di articoli fai da te e il garden in Australia, di proprietà del colosso distributivo Wesfarmers, ha violato la privacy dei cittadini raccogliendo informazioni personali attraverso un sistema di riconoscimento facciale installato nei negozi, senza notificare o ottenere il consenso dei clienti.

 

Secondo un comunicato stampa dell’Ufficio del Commissario per l’Informazione Australiana (OAIC), il programma della società utilizzava un sistema di telecamere a circuito chiuso per registrare i volti di tutti i clienti che hanno frequentato 63 negozi tra il 2018 e il 2021. L’OAIC ha ordinato a Bunnings Group Limited di interrompere il programma e di eliminare tutte le informazioni personali raccolte.

 

“Il fatto che una tecnologia possa essere utile o conveniente non significa che il suo utilizzo sia giustificabile”, ha affermato il commissario governativo. “In questo caso, l’uso del riconoscimento facciale è stata l’opzione più invasiva, interferendo in modo sproporzionato con la privacy di tutti i clienti, non solo di quelli ad alto rischio.”

 

Bunnings ha dichiarato che la tecnologia era stata introdotta per proteggere personale e clienti da episodi di violenza e crimini organizzati. Secondo quanto riportato da ABC News Australia, Bunnings si è detta “profondamente delusa” dalla decisione. Il direttore generale Mike Schneider ha affermato che il sistema “non era pensato per convenienza o risparmio economico, ma per proteggere il personale, i clienti e i fornitori.” Ha inoltre aggiunto che il 70% degli incidenti violenti, illegali e disturbanti nei negozi era causato dalle stesse persone, e il riconoscimento facciale era il metodo più efficiente e accurato per identificarle e impedirne l’accesso. Schneider ha anche assicurato che i dati raccolti non sono mai stati utilizzati per scopi di marketing o per tracciare il comportamento dei clienti. E’ attiva una pagina web in cui il Bunnings fornisce spiegazioni su questa vicenda.

 

Ricordiamo che anche Europa, sia il GDPR che il più recente AI Act, impongono limiti severissimi all’utilizzo del riconoscimento facciale: il trattamento dei dati biometrici per l’identificazione univoca di una persona è considerato estremamente invasivo e, per questo motivo, sottoposto a rigide misure di protezione. Questi dati appartengono alle cosiddette categorie particolari di dati personali, il cui trattamento è generalmente proibito, salvo specifiche eccezioni che richiedono un’accurata analisi della loro liceità e necessità.